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L’albero di gelso è ancora presente qua e là nelle campagne e in città, perché un tempo era indispensabile, ma oggi merita di trovare un posto anche in giardino.
ORIGINE E STORIA DELL’ALBERO DI GELSO
Originario dell'Asia, dalla Turchia fino alla Cina, il gelso albero comprende due specie da frutto, il bianco e il nero (nome botanico rispettivamente “Morus alba” e “Morus nigra”, che si differenziano per il colore dei frutti) e numerose varietà ornamentali.
Fu prima il gelso nero ad arrivare in Italia, in epoca romana, facendosi apprezzare anche da Plinio il Vecchio e dal nipote Plinio il Giovane per la dolcezza dei frutti.
Il gelso bianco venne importato da Ruggero II di Sicilia dall'Asia Minore nel XII secolo e anch'esso coltivato per i frutti, sebbene meno aromatici e gustosi.
Al Cinquecento risale l'impiego di questi alberi per la bachicoltura: divennero in breve così importanti che le genti di campagna iniziarono a portare in processione, nel giorno dell'Ascensione, un ramo di gelso, in modo da esporre alla benedizione del Signore l'intero albero per assicurarsi la prosperità dei bachi da seta.
Dal Dopoguerra in avanti la coltivazione è drasticamente scesa per motivi economici e ragioni legate alla qualità della vita, con una netta diminuzione della produzione (oggi ferma a meno di 100 mila kg l'anno), che ci costringe alle importazioni dall'Oriente.
Chi è stato bambino negli anni Sessanta può aver avuto la fortuna di vedere ancora i bachi in azione e sicuramente può aver visto tutta la Val Padana, ma anche le colline prealpine e appenniniche, costellate di filari di piante di gelso, retaggio dell'intenso allevamento dei bachi da seta.
Le grandi foglie dell'albero di gelsi costituivano il cibo per i bruchi del baco che in due mesi producevano il bozzolo sericeo, buona fonte di guadagno per le famiglie contadine. I tronchi dei gelsi albero fungevano da sostegno permanente per le viti (che, infatti, erano chiamate "maritate"). E poi rimanevano gelsi frutto di cui fare scorpacciate o marmellate.
DESCRIZIONE DELLA PIANTA DEL GELSO
Presenti in tutta Italia, entrambe le specie diventano alberi imponenti, alti fino a 10-15 metri il bianco e fino a 8-12 metri il nero, larghi altrettanto, con chioma rotondeggiante ed espansa che le rende una specie eccezionale per ombreggiare d'estate.
Le foglie dell’albero delle more sono caduche, alterne, intere, da ovate a cordate e a volte trilobate, lunghe fino a 15 cm, di colore verde brillante e con lamina inferiore glabra nel gelso bianco, più scure, dentate e con la pagina inferiore pelosa nel gelso nero.
La fioritura dell’albero gelso avviene in aprile-maggio, è data da fiori unisessuati nel bianco (specie monoica) e sia unisessuati che ermafroditi nel nero, comunque insignificanti, tanto che l'evento passa inosservato.
I FRUTTI DEL GELSO
Il frutto del gelso assomiglia alle more di rovo, ma nasce da strutture del fiore diverse: in termini botanici non è quindi una mora bensì un “sorosio”.
Già dalla metà della primavera sono pronti i frutti che si raccolgono scalarmente, prelevando con molta delicatezza quelli maturi, quando cioè si staccano con una leggera pressione delle dita.
I gelsi frutto maturano da maggio a luglio sul gelso bianco e da giugno a settembre sul nero: assomigliano visivamente alle more, ma botanicamente si chiamano "sorosi", e hanno rispettivamente colore bianco giallognolo o rosato (sono già dolci anche immaturi) oppure porpora-nero (aciduli se acerbi) a maturità.
È preferibile che l'albero gelso abbia dimensioni contenute, per poter addossare facilmente la scala e arrivare a raccogliere tutte le "more", la cui raccolta però non è semplicissima proprio per la delicatezza e le piccole dimensioni dei frutti.
Una gelsi pianta adulta, lasciata libera si svilupparsi, può produrre fino a 180/200 kg di frutti, molto appetiti anche da piccioni, tortore e merli.
Nella raccolta dei gelsi frutti attenzione alle macchie: le "more" del gelso nero macchiano spaventosamente la pelle, i tessuti e tutto ciò con cui vengono a contatto!
I frutti del gelso si conservano solo per qualche giorno in frigorifero essendo rapidamente deperibili.
Ricchi di mucillagini, che li rendono emollienti e rinfrescanti dell'apparato gastrointestinale, nonché leggermente lassativi, si differenziano solo per il contenuto in antociani tipico dei frutti neri, che risultano così anche benefici per l'apparato circolatorio.
Per questo i frutti della pianta del gelso nero sono molto richiesti dall'industria cosmetica, anche biologica, per ricavarne creme di bellezza a base di estratti vegetali: in casa, la polpa pestata e amalgamata con miele d'acacia si può utilizzare per una maschera lenitiva e nutritiva per la pelle secca.
I frutti di gelso apportano pochissime calorie perché scarseggiano in zuccheri, abbondando invece in acqua.
Il sapore del gelso frutto è semplicemente dolce in quelli bianchi, dolce-acidulo e aromatico nei frutti neri.
Le "more" si possono consumare così come sono perché una tira l'altra, oppure condite con succo di limone e miele o zucchero, o nelle macedonie, in torte e crostate di frutta e nella sangria.
Oltre che per il consumo fresco, i frutti degli alberi di more si possono anche trasformare in marmellate biologiche, gelatine, sciroppi e sorbetti.
COLTIVAZIONE DELL’ALBERO DI GELSO
Se c'è un albero da frutto facile da coltivare questo è il gelso, bianco o nero che sia.
L’albero del gelso prospera in qualunque ambiente, dalle rive del mare fino alla media collina (5-600 m di quota), da Nord a Sud, su qualsiasi tipo di terreno, argilloso, sassoso, povero o pendente, con l'interessante risvolto di frenare l'erosione del suolo e bloccare i movimenti franosi.
L'albero di more preferisce una posizione soleggiata o a mezz'ombra, ma vive ugualmente anche in ombra però produrrà meno frutti.
Non va annaffiato, se non nei primi anni dall’impianto in modo da favorirne l’attecchimento.
Gli alberi di gelso si concimano ogni autunno con un fertilizzante organico tipo letame ben maturo, stallatico secco, compost o humus.
L'unico accorgimento, al momento dell'impianto (che deve prevedere uno straterello di drenaggio sul fondo della buca), è l'inserimento di un robusto tutore a cui assicurare il fusto, soprattutto se il terreno è in pendio.
Non richiede potature, se non per eliminare rami secchi o spezzati, oppure per contenerne l'esuberanza: tollera ogni genere di taglio, compresa la capitozzatura (che però è sconsigliabile perché, nel tempo, indebolisce la pianta gelso).
La pianta di gelso ha un’elevata resistenza alle malattie per cui non richiede l'impiego di fitofarmaci per restare sana.
L’albero di gelso non è coltivabile in vaso: essendo una specie vigorosa e dal rapido accrescimento, le giovani piante possono rimanervi al massimo per 3-4 anni, poi vanno trapiantate in piena terra.
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